Quando il gioco si fa duro, il campione...si lascia andare! Non era esattamente così il proverbio che avrà risuonato nelle vostre teste, ma è di certo così la strategia del campione che ha capito che, per raggiungere una top performance, sforzarsi eccessivamente non serve: la contrazione penalizza infatti il gesto atletico, la rigidità mina la performance. L’ingrediente per raggiungere prestazione eccellenti parte proprio da qui: lasciarsi andare.
PEAK PERFORMANCE': ENTRARE DENTRO AL GESTO TECNICO
"Lasciarsi andare": è proprio questo, infatti, uno dei presupposti più importanti introdotti dalla salita alla ribalta del mental coaching (allenamento mentale) nello sport, un training da affiancare in modo complementare, MAI IN MODO ALTERNATIVO, alla preparazione tecnica, tattica e fisica. L’attenzione alla preparazione mentale in ambito sportivo, e non solo in ambito sportivo, ha a che fare con il concetto di strategia. E’ nel campo delle strategie mentali, infatti, che scopriamo come la performance – che è il risultato del potenziale acquisito dall’atleta meno le interferenze interne ed esterne a lui – sboccia quando l’atleta stesso si lascia andare, entra nel flusso, stacca la testa e semplicemente fa quello che sa fare, compie quello che si è preparato a fare durante gli allenamenti. C'è un'espressione specifica che descrive questo stato: “peak performance”, o prestazione di picco, ossia il momento di picco in cui l’atleta esprime il suo meglio, completamente avvolto da ciò che sta compiendo: non è più il semplice autore del gesto tecnico, ma diventa lui stesso parte del gesto. Entra nel gesto e diviene elemento inscindibile dell’esecuzione stessa.
RAGGIUNGERE LA "CONCENTRAZIONE RILASSATA"
La peak performance è un’esperienza di eccezionale potenza, quasi mistica - splendidamente tratteggiata nel libro “Lo zen e il tiro con l’arco” - che assomiglia all’illuminazione dello scrittore, al colpo di genio dello scienziato, all’ispirazione dell’artista. Per l’atleta rappresenta la piena espressione della propria pratica sportiva, una pratica che grazie alla fase di apprendimento (per imitazione e per immagini, molto più che per indicazioni verbali) e grazie alla fase di allenamento(che consiste nella ripetizione del gesto e nella sua contestualizzazione tattica) ha assimilato profondamente dentro di se ed è quindi pronta ad essere lasciata uscire senza aggiungervi ulteriore sforzo, soprattutto senza le interferenze da parte della mente. Il corpo deve rimanere attento ma disteso, i muscoli reattivi ma non contratti, la respirazione fluida, diaframmatica: si tratta di entrare in uno stato di “concentrazione rilassata”, nella quale è possibile accedere a tutte le proprie risorse e metterle in pratica al meglio.
PIU' POTERE AI SENSI, MENO ALLE DIVAGAZIONI DELLA MENTE
A volte la performance, anche nei campioni, può sbiadire per lunghi periodi e l’atleta si sente come ‘bloccato’: il problema - a meno che si tratti di recuperi da infortuni o di mancanza di allenamento - non è mai che l’atleta non sa fare qualcosa, ma è che NON FA QUELLO CHE SA FARE.
E’ la testa a bloccare l’espressione atletica, è il chiacchiericcio della mente che con le sue interminabili indicazioni e richieste dice di continuo cosa fare e cosa no, come muoversi, come calciare, come schiacciare. Così la concentrazione, invece che sul gesto atletico, si divide tra mille comandi mentali: fai questo, non fare quello, metti i piedi così, girati cosà. L’istinto soffoca, il talento piange e il corpo si irrigidisce. E un corpo rigido non può esprimersi ai livelli di un corpo rilassato.
Entrare in uno stato di concentrazione rilassata implica quindi lo spegnere la testa, smettere di dirci che cosa dobbiamo fare e lasciare che siano il corpo e i sensi a compiere il gesto atletico. La concentrazione rilassata, infatti, non è mai diretta dalla testa ma appunto dai sensi: sentire il gesto atletico significa calarsi in esso a livello di tatto, udito e sensazioni, a volte persino a livello olfattivo o del gusto. Significa percepire il movimento e la mancanza dello stesso. Significa entrare in esso e diventarvi parte. E così, invece che tendersi nel tentativo di eseguirlo, lasciare che avvenga.
Lasciare andare la mente per accedere alle sue infinite risorse.
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© Giulia Achler - Comunicazione, Coaching & Formazione