ARCHI-COACHING: (RI)PROGETTARE LO SPAZIO PARTENDO DALLA PERSONA 


Migliorare, evolvere, vivere pienamente: non si tratta più - oggi - di virtuosismi accessori. Negli ultimi due anni, infatti, la pandemia ha reso evidente anche ai più scettici che il significato di cosa è “necessario” ad un essere umano ed al suo benessere non coincide solo con ciò che è a lui indispensabile per sopravvivere (e quindi la soddisfazione dei bisogni  primari come bere, mangiare e avere a disposizione uno spazio per ripararsi), ma si estende con la stessa importanza, e forse con ancora più importanza, a ciò che gli è necessario per vivere bene e in divenire. I lockdown, l’essere bloccati per lunghi periodi in ambienti di vita non idonei ad ospitare pienamente il soggetto, il non poter svolgere il proprio lavoro o lo svolgere un lavoro che non soddisfa pienamente e quindi la mancanza di un sentimento di piena realizzazione del sé, hanno fatto sì che le persone comprendessero molto direttamente che la sottrazione o la limitazione delle condizioni necessarie a nutrire ambizioni e speranze e la sottrazione o la limitazione delle condizioni necessarie a farci sentire portatori di un significato e di uno scopo, attentano all’individuo in un modo altrettanto distruttivo, forse ancora più distruttivo, perché lo privano della propria spinta vitale.

Questa nuova sensibilità emersa in tempi più recenti ci permetta di sancire che le condizioni necessarie al vivere bene (e non solo al sopravvivere) sono anch'esse condizioni di umanità imprescindibili. Sono anch’essi bisogni fondamentali. Il coaching e l’architettura, in questo senso, fino ad ora considerate da alcuni come professioni "accessorie", "elitarie", si configurano oggi come professioni evolutive per eccellenza in quanto adatte ad identificare e ad interpretare il bisogno di cambiamento intervenendo da una parte sul miglioramento dell'ambiente interiore ( con il coaching) e dall'altra sul modellamento dell'ambiente esterno, inteso come spazio abitato o vissuto dal soggetto che inevitabilmente contribuisce a definirlo (territorio quest'ultimo dell'architettura).

ARCHI-COACHING: DI COSA SI TRATTA E PERCHE' NE ABBIAMO COSI' BISOGNO 

In questa visione si inserisce l'archicoaching, una forma di intervento che unisce l'intuizione del coach alla creatività e alla sensibilità dell'architetto. L'integrazione delle due professioni permette di guardare alla persona in maniera globale, forte dell'assunto fondamentale che la persona e l'ambiente di vita in cui è calato (il contesto) si influenzano reciprocamente di continuo. Fare in modo che questa influenza sia di tipo virtuoso e non vizioso è lo scopo principale dell'archicoaching, che si prefigge di creare ambienti e spazi di vita in grado di valorizzare le peculiarità del soggetto e di restituirle in maniera armonica e stimolante nel suo ambiente. Questo intervento parte dall'indagare e definire in modo consapevole e sostenibile i propri desiderata e i propri bisogni, e prosegue con un intervento attivo sul luogo abitato o vissuto che presta particolare particolare attenzione ai giochi di luce e ombra che si articolano nello spazio, ai colori che lo abitano, ai materiali che lo compongono, alla tipologia di esposizione a suoni e profumi, insomma a tutto ciò che tocca i nostri sensi e che tramite questi ci stimola a pensare, agire ed essere in un determinato modo piuttosto che in un altro.  

Si tratta, insomma, di (ri)progettare il fuori partendo dal dentro e allo stesso tempo di potenziare al meglio le caratteristiche interne del soggetto partendo dal (ri)modellamento degli spazi esterni in cui è calato, siano essi l'abitazione, l'ambiente di lavoro o quello di allenamento, in una dialettica in grado di ridefinire nuova bellezza, nuovo benessere e nuove prospettive. 

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