MENTAL COACHING: COSA DEVI ASPETTARTI (E COSA NO) DAL TUO COACH PERSONALE


I termini sono importanti: l’importanza di dare un nome alle cose non deriva dalla necessità ossessiva di etichettare tutto, ma dalla consapevolezza che – se una cosa non ha un nome – quella cosa è come e non esistesse. 

Nell’ambito del coaching le cose sono ancora più complicate: esiste un nome per definirlo, è vero, ma l’ambiguità è dettata dal fatto che il termine “coach” rimanda – prima di tutto - all’ambito sportivo. C’è poi il vocal coach, attivo nell’ambito della musica, o l’actor coach che affianca appunto gli attori, e si arriva quindi – infine - al coach di sviluppo personale che si distingue a sua volta in life coach, mental coach, business coach, parent coach, teen coach, spiritual coach, e chi più ne ha più ne metta. Credo che tutto ciò non aiuti i professionisti del coaching ad affermarsi come potrebbero: laddove esiste ambiguità e confusione sul nome, infatti, le conseguenze si riflettono spesso anche sulla professione creando fraintendimenti infruttuosi. Personalmente, anche io mi sono trovata a dovermi confrontare con questa confusione nozionale, decidendo infine di ritagliarmi il mio posto sotto l’etichetta - più chiara ed esplicativa - di “mental coach” che – tradotto letteralmente – significa 'allenatore della mente'

E proprio di questo, infatti, si occupa il coaching. Di allenare - attraverso la delineazione di strategie, obiettivi, piani di azione e lo sviluppo delle cosiddette soft skills - l’assetto mentale di una persona, ossia quella parte di ogni essere umano indispensabile al raggiungimento di qualsiasi traguardo. Il termine mental coaching, inoltre, mi sembra adatto a descrivere contenuti e metodi della professione, che sono ben diversi da quelli della psicologia. Ancora è fin troppo vivo il dibattito (dal mio punto di vista di carattere strumentale) sul rischio di sovrapposizione delle due professioni, ma tale lettura è l’esito di un fondamentale errore di comprensione di ciò che il coaching fa e del suo perimetro di azione: non lo studio della mente dal punto di vista filosofico, biologico o medico, non l’interpretazione di problematiche legate all’aspetto psicologico e la definizione delle cause che le hanno determinate, ma molto più direttamente l’allenamento del muscolo mentale che ci consente di perfomare al meglio nelle diverse aree del vivere

Ora, è chiaro che ci sono dei punti in cui i due ambiti - quello del coaching e quello della psicologia - possono avvicinarsi, ma a ben guardare ciò avviene per numerose professioni che lavorano con la persona e sulla persona: penso ai medici, ai nutrizionisti, ai fisioterapisti, agli osteopati ecc. L’approccio olistico, a mio parere, è  sempre e senza dubbio il più efficace: la mente, la psicologia, il corpo e la perfomrance sono infatti ambiti intimamente e inevitabilmente connessi, ma sono in grado di mantenere allo stesso tempo anche le proprie differenze, che sono quelle su cui ogni professione poi di specializza. E' proprio la consapevolezza di tali differenze, infatti, che permette ad ogni professione di essere svolta al meglio, nel modo più efficace, completo ed etico possibile. 

Così il mental coach, allenatore della mente e supporto dal punto di vista delle prestazioni, rappresenta l’interlocutore adatto per quelle persone che vogliono individuare obiettivi adatti alle proprie inclinazioni, sviluppare alti livelli di consapevolezza – che è la prima e più importante di tutte le skills perché è dalla consapevolezza che ogni cosa si rende possibile\ - e poi implementare la motivazione, la concentrazione, migliorare la resilienza, la costanza, il senso di autostima e di efficacia, e si spinge sino ad individuare strategie per la gestione efficace dei propri pensieri e delle proprie emozioni.  Questo è ciò che come mental coach offro ai miei clienti, e i risultati possono essere sorprendenti.


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