INSODDISFAZIONE PERSISTENTE? LA SOLUZIONE SI CHIAMA IDENTITA'

Se il parlare di felicità è ormai trattato alla stregua di un’attività di lusso, parlare di infelicità è divenuto una sorta di tabù relazionale. Esiste un’unica eccezione a questo, ed è il lamentarsi senza cambiare nulla: in questo ambito esistono veri e propri artisti della lamentela fine a se stessa, incomprensibilmente considerata un'attività ben accetta.
Essere infelici, tuttavia, è una condizione che riguarda molti ed è spesso l’esito di un’insoddisfazione latente o manifesta che non viene considerata a dovere. Chiudere gli occhi e proseguire con la normale routine che alimenta quella stessa condizione è la strada più battuta per fuggire alla paura più grande: guardare dentro se stessi e temere di non trovarci un bel nulla.

Le più grandi paure, d’altronde, nascono proprio dal timore e dal terrore di non trovare noi stessi, di percepirci come individui incompiuti, senza meta né direzione. La splendida verità, al contrario, è che ognuno di noi è portatore di un significato e di uno scopo ben preciso. Tutti ne abbiamo uno, ma molti scelgono di non interessarsene.
L’infelicità che deriva dall’insoddisfazione è una condizione risolvibile, con il giusto impegno. Da una parte c’è chi attende che le cose accadano dall'alto. Dall’altra c’è chi ha intuito che la soluzione, stando dentro noi stessi, solo da noi stessi può essere trovata. E allora si rimbocca le maniche e inizia a lavorare sodo: si interroga, si conosce e si riconosce, si accetta, sviluppa i propri talenti e le proprie inclinazioni, trova la direzione giusta e a quel punto si rimette in cammino con ben più energia di prima, pronto a dare e a prendersi tutto ciò che merita.

La vera domanda, a questo punto, è quale persona scegliamo di essere. Quella che attende che la soluzione caschi dal cielo o quella che prende in mano il proprio destino? Se ci sentiamo insoddisfatti, poco motivati e spesso svogliati; se le energie stanno a zero, se le relazioni ci affossano o se il lavoro non da più gli stessi stimoli e trascina nella noia, cercare distrazioni fuori da noi stessi non farà altro che perpetuare l’insoddisfazione. Bisogna iniziare a volgere lo sguardo dentro per poi agire fuori.

Il percorso alla (ri)scoperta di se stessi nasce quando ci sentiamo in diritto di pretendere il meglio da noi stessi e dalla vita che scegliamo di vivere. E' un atto di coraggio ma allo stesso tempo una scelta inevitabile, che determina in modo netto la qualità delle nostre giornate e il colore del nostro futuro. 

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