TIME MANAGEMENT ALTERNATIVO: COME SMETTERLA DI FARE TUTTO


Non abbiamo mai abbastanza tempo o quanto meno è ciò che continuiamo a dire: c’è chi se ne lamenta provando un senso di frustrazione e irrequietudine per tutto ciò che non riesce a portare a termine o a cui non riesce a dedicarsi, altri solo fingono di lamentarsene ma in realtà se ne vantano, vittime di quel grande inganno che dipinge il “vero” businessman come un individuo sempre affaccendato, campione del multitasking, con agende superorganizzate in grado di tenerlo sempre in pista e al riparo dal “grande nemico”: lo scorrere del tempo. Per alcuni queste prospettive si intrecciano, ma davvero illudersi di potere fare tutto è funzionale in qualche modo? Arriverà mai un momento in cui ci si sentirà finalmente soddisfatti?

 

LA TRAPPOLA DELL’EFFICIENZA

Se così fosse, se affaccendarci dietro a tutto ci rendesse felici, non ci sarebbe nessun bisogno di scrivere questo articolo. Ma al contrario sembra che quanto più diventiamo superefficienti e superorganizzati, o quanto più cerchiamo di esserlo, tanto più il tempo sembra svuotarsi di significato: facciamo facciamo facciamo, maciniamo un sacco di attività ma con sempre meno soddisfazione. Le giornate diventano tabelle di marcia da seguire, le attività perdono il loro valore creativo, originale e atemporale. E, ulteriore beffa, più cose portiamo a termine e più sembra che ce ne siano da fare: è la trappola dell’efficienza, da cui dobbiamo uscire se vogliamo riabbracciare una certa qualità del vivere.

 

IL TEMPO NON E’ DENARO

Sfatiamo quindi un proverbio: il tempo NON è denaro, e da qui dobbiamo partire se vogliamo uscire dall’illusione che, alla pari del denaro, anche il tempo possa essere prodotto, aumentato, moltiplicato “solo” grazie ai nostri sforzi, per quanto immensi possano essere. Il tempo, inoltre, non è denaro perché – a differenza di quest’ultimo - non è mai davvero nostro, non ci appartiene, non ce lo siamo guadagnato: possiamo provare a impiegarlo secondo i nostri scopi, è vero, ma più cerchiamo di gestirlo secondo le nostre necessità di uomini e donne iperefficienti e più sembra che esso si diverta a sfuggirci, a correre più veloce nella direzione opposta a quella meta che chiamiamo massima produttività, massima ottimizzazione. Unito alla perdita di significato a cui accennavo prima, è chiaro che il tempo, a differenza del denaro, non si piega ad ogni nostro scopo: esso ha dentro di sé una sua volontà e scoprirla significa finalmente svoltare.  

SMETTERLA DI OTTIMIZZARE E IMPARARE A SCEGLIERE

Ricongiungerci con noi stessi e con ciò che davvero conta: è questo che il tempo ci chiede, è questa la sua volontà. Così diventiamo capaci di vivere nel qui ed ora senza la fastidiosa sensazione di dover essere sempre da un’altra parte o di dover fare sempre qualcosa che non stiamo facendo. Per arrivare a ciò, abbiamo bisogno di accedere ad una consapevolezza dalla quale – consciamente o no – uomini e donne continuano disperatamente a fuggire: siamo essere umani finiti, limitati, e il nostro tempo è destinato a finire. Questo concetto si riassume in una parola , finitudine, di cui ha spiegato i contorni e le implicazioni Oliver Burkeman nel suo libro capolavoro Come fare per avere più tempo? Time management per comuni mortali , che a mio parere dovrebbe essere insegnato a scuola, all’università e sul lavoro quasi come fosse vangelo. Nel suo libro Burkeman avvicina il lettore alla scelta di guardare in faccia questo dato di realtà,  la nostra finitudine, e di confrontarsi con essa allontanando così la conscia o inconscia mania di sconfiggere il tempo: è questa la svolta per iniziare a godere di un tempo di qualità, breve, limitato, e proprio per questo infinitamente prezioso. 


CONFRONTARSI CON LA "FINITUDINE"

Di fronte alla paura della finitudine e della scarsità di tempo di cui disponiamo, il comportamento che va per la maggiore è quello di continuare a riempirci le giornate nel tentativo di depennare le nostre infinite to do list della giornata, spesso stracolme di cose di mediocre o superflua importanza. Un comportamento che si rivela oltre che inutile anche controproducente. E’ proprio quando ci comportiamo in questo modo, infatti, che il tempo accelera e si svuota di significato per avvisarci che stiamo utilizzando male una risorsa preziosa che a poco a poco va esaurendosi.


CAMBIARE STRATEGIA

Ma qual è allora la strada maestra per riappropriarsi del tempo? Dobbiamo completamente cambiare strategia. Si tratta innanzitutto di iniziare a tagliare le opzioni, smetterla di volere fare tutto, in una sola parola: decidere! Decidere in cosa valga davvero la pena impegnarsi, scegliere quali attività facciano davvero la differenza per noi e decidere con quali persone spendere il nostro limitato tempo; decidere una o due cause nobili per cui lottare, dal momento che non è possibile abbracciarle tutte; decidere su che genere di studi focalizzarsi, dal momento che non potremo apprendere tutto; scegliere con cura che libri leggere, poiché non potremo leggerli tutti, e che viaggi intraprendere, poiché non potremo farli tutti.

 

E’ LA RINUNCIA CHE AVVALORA LA SCELTA

Alla base della scelta, della decisione, c’è il rendersi conto che abbiamo dei limiti di tempo, di energia e di possibilità, e proprio in virtù di questi limiti scegliere diventa non solo necessario ma anche desiderabile. Solo la decisione, infatti è in grado di restituire profondo significato alle nostre azioni: essa carica di importanza ciò che abbiamo scelto proprio in virtù di ciò che abbiamo dovuto sacrificare per compierla. In altre parole, è la rinuncia che avvalora la scelta. E’ solo così, infatti, che impariamo finalmente a stare in quello che stiamo facendo, a godere di ciò a cui ci stiamo dedicando ora senza pensare a dove altro potremmo essere, con chi altro potremmo essere, cos’altro dovremmo fare.

La scelta ci permette quindi di essere qui ed ora, nell’unico momento che possiamo governare, perchè definisce il grado di importanza delle cose e perché la consapevolezza della sua necessità ci libera dall’ansia di dovere essere, fare e diventare ogni cosa.

“Vita si uti sciat long est”, scriveva Seneca nel suo De Brevitate Vitae. Ossia, la vita - se la sai impiegare bene - è lunga. Potremmo allora iniziare a chiederci se, invece che continuare a giocare a chi ha più cose da fare, valga la pena cimentarsi nell’arte dello scegliere bene.

 

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